Prendo lo spunto da un articolo comparso sul Corriere in cui si parla della "morte" del linguaggio Morse per una riflessione.
Forse è coerente con le leggi dell'evoluzione: sono sparite e spariscono tante specie animali e vegetali (le famose biodiversità), tante realtà umane (lingue, dialetti, paesi, società) tutte appiattite da questa melmosa globalizzazione in atto da tempo, che ci costringe a gioire del fatto di poter trovare dappertutto gli stessi prodotti, ma spariscono anche dei prodotti dell'ingegno umano.
Nella visione evoluzionista questo processo non è anomalo, ma forse il presupposto non è sicuro: siamo certi che l'uomo faccia parte di un processo naturale o, piuttosto, non agisca per modificare tale processo rendendolo quindi innaturale? Dobbiamo agire per una conservazione sterile di queste vecchie diversità o lasciare che le cose procedano?
1 commento:
Procediamo pure, purchè la direzione sia giusta (e come potrebbe essere altrimenti?)
"Si'! Gli artisti al potere! Il vasto proletariato dei geniali governerà.
Il più sacrificato, il più degno dei proletariati. Tutti sono stanchi e delusi. Egli non cede. Il suo genio farà presto esplodere sull'Italia e sul mondo immense rose di forza artistica rallegrante, purificatrice e pacificatrice"
(FT Marinetti)
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